Dalla Laguna veneta una nuova sfida dell’arte del vetro

Dall’inizio del mese di settembre, nella speranza condivisa di lasciarsi alle spalle sia la crisi economica, suggellata dal calo del turismo, sia l’emergenza sanitaria da Covid, Venezia con Murano e Mestre si sono fortemente attivate per far ripartire la loro economia puntando sull’arte della lavorazione del vetro.
Implicito il desiderio di dare un soffio di energia ai maestri vetrai ed alle loro fornaci che sono messe a rischio chiusura da una concorrenza sleale di prodotti, anche cinesi, realizzati con più bassi costi di manodopera e di materie prime, o spesso contraffatti.

Fondazione Berengo, Unbreakable Women in Glass, The Winner Bonhams Prize 2020

Con questa aspettativa si è tenuta dal 5 al 13 settembre la quarta edizione di The Venice Glass Week con numerosi punti di esposizione ed iniziative anche online, come le Conversations on Glass. Un Festival molto partecipato e che ha visto l’assegnazione del premio Bornhams a Berengo Studio di Murano con la splendida opera Unbreakable: Women in Glass, dedicata alle 64 artiste donne che nel corso dei trent’anni di vita dello Studio hanno lavorato e sperimentato in un’arte storicamente maschile.

M. Silverio -S. Bullo, Touch-Me. Ph. M. Pistore

La novità di quest’anno era il premio per gli under 35, consistente in un soggiorno presso la Pilchuck Glass School di Seattle, che è toccato al duo Matteo Silverio e Stefano Bullo, entrambi veneziani, architetto il primo, glassmaker il secondo. I loro lavori dal titolo Touch me!, realizzati con tecnologie digitali richiedono proprio di essere toccati per acquisire nuove e instancabili forme.
Durante la Venice Glass Week sui canali girava una Floating Furnace, progettata dal Consorzio Promovetro Murano per avvicinare la gente ed i turisti alla lavorazione del vetro, facendo rivivere un fatto del 1574 allorché i vetrai muranesi posero delle chiatte con fornaci davanti a Ca’ Foscari per mostrare al sovrano di Francia in visita Enrico III le loro abilità.
Tra le istituzioni promotrici del Festival grande impatto ha la Fondazione Cini che da anni promuove mostre e convegni sull’arte vetraria contemporanea e del Novecento, come l’attuale Venezia e lo Studio Glass Americano, all’Isola di San Giorgio Maggiore, che ci fa scoprire intrecci e contaminazioni tra la tradizione veneziana e le nuove tendenze americane, e dagli anni Sessanta ad oggi.

Dale Chihuly, Laguna Murano Chandelier. Ph. E. Fiorese

Verso la metà del secolo scorso si è infatti formato negli States il movimento Studio Glass con l’obbiettivo di riportare la lavorazione del vetro, del tutto industrializzata, nelle botteghe degli artisti trasformandola in momenti d’arte.
Artisti pionieri americani come Dale Chihuly e Benjamin Moore hanno trovato nei veneziani Lino Tagliapietra e Pino Signoretto dei validi maestri nel soffiaggio.
Non a caso la splendida opera di Chihuly, Laguna Murano Chandelier, lampadario composto da cinque enormi strutture che incorporano ogni genere di specie marina nonché una sirena e il dio Nettuno, uscita per la prima volta dagli States, troneggia in mostra.

Dale Chihuly, Laguna Murano Chandelier. Ph. E. Fiorese

La collaborazione tra gli americani ed i nostri è proseguita negli anni. Così il tradizionale mosaico veneziano, o murrina, si è trasformato in singolari vasi e oggetti con Richard Marquis, mentre i giovani come Flora Mace e Joey Kirkpatrick si sono dedicati a grandi sculture e alle nature morte. Ancora, sempre con stile veneziano, Norwood Viviano narra di paesaggi, come in “Cities Underwater: Thirteen Sites – detail NYC-, 2018-19.
La rassegna Venezia e lo Studio Glass Americano, in programma fino al 10 gennaio 2021, comprende 155 pezzi, ciascuno dei quali non solo racconta l’abilità dell’artista in un progetto più ampio di design e di tecnologia ma vuole porsi come promotore di una riscoperta di un’arte antichissima e di preziosi manufatti su cui investire.

(da Che Vi Do! courtesy Mario Rho)