Mostra: Forme, colori e luce – Artisti ed opere

Qui di seguito alcune note circa gli artisti e le loro opere esposte nella mostra Forme , colori e luce inaugurata il 18 novembre presso l’Archivio Galleria Lazzaro Corsi – Via Cenisio, 50 – Milano

Maria Gioia Dall’Aglio, artista mantovana, ha alle spalle un curriculum di grande rilievo, con mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Già nel 2008 usciva il Catalogo generale delle sue opere, edito da Mondadori. In questi anni ho sempre apprezzato il suo stile e la sua sensibilità artistica. La sua pittura è stata definita danza di emozioni: l’artista infatti sembra procedere verso nuovi sogni e nuovi lidi, all’interno di un clima metafisico e simbolista. Metafisiche sono le solitarie architetture, misteriose e regali le figure femminili che vivono nei suoi dipinti. I panneggi che avvolgono corpi scultorei od oggetti semplificati nelle loro forme sembrano evocare il mistero e l’inconscio.

Ho conosciuto Roberto Fenocchi nel lontano 2008 e nel cuore della sua esperienza di lavoro e di arte: una bella trattoria nel centro di Villanesco di Lodi, una trattoria rinomata per cose sane e tradizionali. Tutt’attorno alle pareti ricordo un’infinità di lavori, disegni realizzati con la penna a sfera, ma anche tele con pitture astratto-informali.
Gli studi fatti di incisione e litografia gli hanno conferito un segno sicuro, con cui da’ plasticità alle forme, forme per lo più in movimento, che si alimentano della gestualità e dell’inesauribile energia dell’artista.
Caratteristica della sua pittura è la ricerca di profondità resa con addensamenti e rarefazioni di colore e con soluzioni imprevedibili.

Mazzullo Mimma, nata a Palmi di Reggio Calabria, vive a Modena. Ha conseguito il diploma all’Istituto Statale d’Arte e si è dedicata alla pittura. Una pittura inizialmente di carattere figurativo e tesa a catturare la poesia della sua terra e la bellezza del mare che lambisce le coste. Penso che proprio il tema del mare rappresentato con veloci e libere stesure materiche abbia condotto l’artista alla pittura informale. Ecco allora apparire nelle sue tele modulazioni di colore che arriva anche a farsi diafano. In un’opera esposta riappare un volto, celato, improvviso, simile all’animo dell’artista che vive nel profondo il proprio lavoro.

Rychlik Renata è un’artista di Cracovia, città dove ha compiuto gli studi di arte ed universitari nell’ambito dell’animazione culturale. Ha organizzato mostre e scambi culturali-artistici tra Italia e Polonia ed ha esposto in mostre personali e collettive, all’estero e in Italia. In pittura si esprime in senso figurativo cogliendo sia importanti scorci cittadini (Cracovia, come nelle tele esposte) sia sentieri di aperta campagna creando angolature di grande effetto. Sulla tela valorizza le atmosfere di luce e le nebbie diffuse. L’uso di colori non naturalistici conferisce ai suoi lavori una dimensione metafisica, quasi di sogno.

Non posso non esprimere la mia ammirazione verso Stefano Sichel, artista che si è sempre messo in gioco vivendo a tutto tondo il suo percorso in arte. Nel lontano 1995 fonda insieme ad altri artisti il Movimento del Transvisionismo con un vero e proprio manifesto. Procede poi nel suo cammino con la galleria a Castell’Arquato dove tanti pittori e scultori hanno trovato lo spazio per farsi conoscere. La Galleria ha avuto anche un ruolo di promozione di eventi culturali nella cittadina.
Nei lavori di Sichel appare l’energia e la poetica del Transvisionismo, la sua pittura si esprime in scintillanti architetture di colore, nelle tonalità del blu, del giallo e del rosso. Una pittura astratto informale che si nutre del gesto e della materia e si sviluppa secondo un moto ondoso e fluttuante . Il leitmotiv del suo lavoro è la contemplazione della rigogliosa natura delle terre natie.

Trasforini Armando, in arte AMO. Si definisce un pitto-scultore in quanto ama lavorare sulla materia. È un artista concettuale: la vita è un gioco e il gioco o meglio le emozioni che il gioco sviluppa sono la sua cifra espressiva. Tra i cicli di opere sul tema ludico vi sono la serie dei flipper e i lavori su Tex.
Mi piace vedere il nostro pittoscultore come una biglia di flipper che si muove nel flipper-vita secondo il caso, rimbalza, risale, scende e rimbalza ancora. Ecco, questi accostamenti/scontri sono tutto ciò che la creatività di Trasforini coglie e rielabora dal mondo dell’arte, penso a Munari nella progettazione di oggetti, a Van Gogh nell’uso del colore, a Klee nella poesia di certe macchie ed infine alla pop art nella serie di Tex. Qui, aprendo come un libro ogni opera, sono ancora la casualità ed il gioco che ci fanno scoprire nuovi temi e fantasie creati dall’artista.

Jana Zanoskar è nata in Slovenia e si è laureata all’Accademia di Lubiana. Si è quindi trasferita in Italia, in Toscana, dove ha insegnato dagli anni Settanta Discipline artistiche e dove vive immersa nella natura e nell’arte. Le opere esposte in mostra, di natura figurativa, pur con risvolti espressionisti e simbolisti, mostrano quanto sia eclettica nel suo lavoro, ottenendo esiti di grande qualità e seduzione. Appaiono echi picassiani nella scomposizione e nell’intreccio dei corpi e un cenno alle stampe giapponesi nella composizione; i tattoos gli arabeschi profusi sulle tele ci portano al misterioso oriente. Opere non proprio recenti ma estremamente attuali nella narrazione di una umanità un po’ contorta, sofferente, quella umanità che ritroviamo ora.

Vittoria Colpi

Milano, 18 novembre 2021

 

Il mondo pittorico di Marco Valla

Sto osservando un lavoro di Marco Valla, artista piacentino. Si tratta di una tempera acrilica su tavola di cui l’artista mi ha fatto omaggio dopo la presentazione di una collettiva a Castell’Arquato alla quale partecipava. Mi addentro nella superficie pittorica e mi ritrovo in un universo di figure minute, forme stilizzate di organismi vegetali, animali, di architetture forgiate dalla natura o dall’uomo; scorgo anche il profilo di un volto. Ogni tessera di questa pittura-mosaico è resa con cura, con le proprie ombreggiature che le conferiscono plasticità. Tutte insieme si rincorrono o si posizionano in un contesto di completa armonia. Il colore con le sue tonalità sapientemente dosate gioca un ruolo da protagonista. Nella fattispecie incontro i grigi che sfumano nel rosa, ocre delicate, qua e là dei rialzi resi con l’oro o con il verde trasparente delle onde marine. “Senza titolo” recita il cartellino apposto sul retro. L’opera è del 2013.

M. Valla, Happy New Year, acrilico su tavola, 2013

In quell’anno Valla era già stato selezionato a Fiorenzuola per la 10a Biennale d’Arte di Roma e, presso la libreria Bookbank di Piacenza, insieme alla figlia Claudia, esponeva opere di carta e taccuini d’artista nella rassegna “Raccontami una storia”.

Negli anni successivi i suoi lavori appaiono alla Permanente di Milano e a Palazzo Pirelli nell’ambito delle celebrazioni di Leonardo, quindi sono all’estero, in Belgio e a Cracovia.

M. Valla, Paesaggio del cuore, tempere acriliche su tavola, 2013

Nato a Podenzano nel 1954, con una formazione da chimico, Valla fin dalla giovinezza si avvicina alla pittura e coltiva con cura il disegno. Da subito rivela una tendenza a scomporre le immagini sia figurative che astratte. Poi, sul finire degli anni Ottanta nella sua espressione creativa avviene qualcosa di magico. Da quel momento nelle sue opere non si avverte alcuna scomposizione ma prende vita un mondo fatto di piccole immagini, forme esistenti in natura o di fantasia che si affermano quasi con prepotenza nella mente dell’ artista.
Attraverso questo personale alfabeto di forme ed icone, Valla è in grado di affrontare qualsiasi narrazione, lavorando di volta in volta col colore su segni e disegni.
Ecco prendere vita opere in acrilico su tela o su tavola vivaci come Primavera imminente, Estate, Happy new Year, tutte del 2013; riflessive o pensose come Una giornata grigia, 2013, Ripensamento, 2014 , Azzurra, 2017, Temporary self portrait, 2018 o gioiosamente descrittive come Ritorno a Piacenza, 2020 e La collina, 2020.

M. Valla, Composizione 6, acrilico su tela, 2020

Una ulteriore svolta nella figurazione di Marco Valla avviene alla fine del 2020. L’artista sembra abbandonare quell’universo di figure stilizzate che si affastellano nella sua mente per una più pacata visione del mondo . Inizia la serie delle Composizioni. Ora le delicate cromie si distribuiscono in piccole campiture geometriche e lo spazio pittorico si trasforma in un ritmo di suoni e poesia.