Il mondo pittorico di Marco Valla

Sto osservando un lavoro di Marco Valla, artista piacentino. Si tratta di una tempera acrilica su tavola di cui l’artista mi ha fatto omaggio dopo la presentazione di una collettiva a Castell’Arquato alla quale partecipava. Mi addentro nella superficie pittorica e mi ritrovo in un universo di figure minute, forme stilizzate di organismi vegetali, animali, di architetture forgiate dalla natura o dall’uomo; scorgo anche il profilo di un volto. Ogni tessera di questa pittura-mosaico è resa con cura, con le proprie ombreggiature che le conferiscono plasticità. Tutte insieme si rincorrono o si posizionano in un contesto di completa armonia. Il colore con le sue tonalità sapientemente dosate gioca un ruolo da protagonista. Nella fattispecie incontro i grigi che sfumano nel rosa, ocre delicate, qua e là dei rialzi resi con l’oro o con il verde trasparente delle onde marine. “Senza titolo” recita il cartellino apposto sul retro. L’opera è del 2013.

M. Valla, Happy New Year, acrilico su tavola, 2013

In quell’anno Valla era già stato selezionato a Fiorenzuola per la 10a Biennale d’Arte di Roma e, presso la libreria Bookbank di Piacenza, insieme alla figlia Claudia, esponeva opere di carta e taccuini d’artista nella rassegna “Raccontami una storia”.

Negli anni successivi i suoi lavori appaiono alla Permanente di Milano e a Palazzo Pirelli nell’ambito delle celebrazioni di Leonardo, quindi sono all’estero, in Belgio e a Cracovia.

M. Valla, Paesaggio del cuore, tempere acriliche su tavola, 2013

Nato a Podenzano nel 1954, con una formazione da chimico, Valla fin dalla giovinezza si avvicina alla pittura e coltiva con cura il disegno. Da subito rivela una tendenza a scomporre le immagini sia figurative che astratte. Poi, sul finire degli anni Ottanta nella sua espressione creativa avviene qualcosa di magico. Da quel momento nelle sue opere non si avverte alcuna scomposizione ma prende vita un mondo fatto di piccole immagini, forme esistenti in natura o di fantasia che si affermano quasi con prepotenza nella mente dell’ artista.
Attraverso questo personale alfabeto di forme ed icone, Valla è in grado di affrontare qualsiasi narrazione, lavorando di volta in volta col colore su segni e disegni.
Ecco prendere vita opere in acrilico su tela o su tavola vivaci come Primavera imminente, Estate, Happy new Year, tutte del 2013; riflessive o pensose come Una giornata grigia, 2013, Ripensamento, 2014 , Azzurra, 2017, Temporary self portrait, 2018 o gioiosamente descrittive come Ritorno a Piacenza, 2020 e La collina, 2020.

M. Valla, Composizione 6, acrilico su tela, 2020

Una ulteriore svolta nella figurazione di Marco Valla avviene alla fine del 2020. L’artista sembra abbandonare quell’universo di figure stilizzate che si affastellano nella sua mente per una più pacata visione del mondo . Inizia la serie delle Composizioni. Ora le delicate cromie si distribuiscono in piccole campiture geometriche e lo spazio pittorico si trasforma in un ritmo di suoni e poesia.

Dalla Laguna veneta una nuova sfida dell’arte del vetro

Dall’inizio del mese di settembre, nella speranza condivisa di lasciarsi alle spalle sia la crisi economica, suggellata dal calo del turismo, sia l’emergenza sanitaria da Covid, Venezia con Murano e Mestre si sono fortemente attivate per far ripartire la loro economia puntando sull’arte della lavorazione del vetro.
Implicito il desiderio di dare un soffio di energia ai maestri vetrai ed alle loro fornaci che sono messe a rischio chiusura da una concorrenza sleale di prodotti, anche cinesi, realizzati con più bassi costi di manodopera e di materie prime, o spesso contraffatti.

Fondazione Berengo, Unbreakable Women in Glass, The Winner Bonhams Prize 2020

Con questa aspettativa si è tenuta dal 5 al 13 settembre la quarta edizione di The Venice Glass Week con numerosi punti di esposizione ed iniziative anche online, come le Conversations on Glass. Un Festival molto partecipato e che ha visto l’assegnazione del premio Bornhams a Berengo Studio di Murano con la splendida opera Unbreakable: Women in Glass, dedicata alle 64 artiste donne che nel corso dei trent’anni di vita dello Studio hanno lavorato e sperimentato in un’arte storicamente maschile.

M. Silverio -S. Bullo, Touch-Me. Ph. M. Pistore

La novità di quest’anno era il premio per gli under 35, consistente in un soggiorno presso la Pilchuck Glass School di Seattle, che è toccato al duo Matteo Silverio e Stefano Bullo, entrambi veneziani, architetto il primo, glassmaker il secondo. I loro lavori dal titolo Touch me!, realizzati con tecnologie digitali richiedono proprio di essere toccati per acquisire nuove e instancabili forme.
Durante la Venice Glass Week sui canali girava una Floating Furnace, progettata dal Consorzio Promovetro Murano per avvicinare la gente ed i turisti alla lavorazione del vetro, facendo rivivere un fatto del 1574 allorché i vetrai muranesi posero delle chiatte con fornaci davanti a Ca’ Foscari per mostrare al sovrano di Francia in visita Enrico III le loro abilità.
Tra le istituzioni promotrici del Festival grande impatto ha la Fondazione Cini che da anni promuove mostre e convegni sull’arte vetraria contemporanea e del Novecento, come l’attuale Venezia e lo Studio Glass Americano, all’Isola di San Giorgio Maggiore, che ci fa scoprire intrecci e contaminazioni tra la tradizione veneziana e le nuove tendenze americane, e dagli anni Sessanta ad oggi.

Dale Chihuly, Laguna Murano Chandelier. Ph. E. Fiorese

Verso la metà del secolo scorso si è infatti formato negli States il movimento Studio Glass con l’obbiettivo di riportare la lavorazione del vetro, del tutto industrializzata, nelle botteghe degli artisti trasformandola in momenti d’arte.
Artisti pionieri americani come Dale Chihuly e Benjamin Moore hanno trovato nei veneziani Lino Tagliapietra e Pino Signoretto dei validi maestri nel soffiaggio.
Non a caso la splendida opera di Chihuly, Laguna Murano Chandelier, lampadario composto da cinque enormi strutture che incorporano ogni genere di specie marina nonché una sirena e il dio Nettuno, uscita per la prima volta dagli States, troneggia in mostra.

Dale Chihuly, Laguna Murano Chandelier. Ph. E. Fiorese

La collaborazione tra gli americani ed i nostri è proseguita negli anni. Così il tradizionale mosaico veneziano, o murrina, si è trasformato in singolari vasi e oggetti con Richard Marquis, mentre i giovani come Flora Mace e Joey Kirkpatrick si sono dedicati a grandi sculture e alle nature morte. Ancora, sempre con stile veneziano, Norwood Viviano narra di paesaggi, come in “Cities Underwater: Thirteen Sites – detail NYC-, 2018-19.
La rassegna Venezia e lo Studio Glass Americano, in programma fino al 10 gennaio 2021, comprende 155 pezzi, ciascuno dei quali non solo racconta l’abilità dell’artista in un progetto più ampio di design e di tecnologia ma vuole porsi come promotore di una riscoperta di un’arte antichissima e di preziosi manufatti su cui investire.

(da Che Vi Do! courtesy Mario Rho)

Mondo perduto: recensione

Conosco l’artista Jana Zanoskar da molto tempo e nel corso degli anni ho apprezzato la sua capacità di sperimentare e nel contempo di rinnovarsi nelle tecniche e nei linguaggi affrontati, conseguendo sempre esiti di grande qualità e seduzione. Anche l’opera “Mondo perduto”, acrilico, 2016, non fa eccezione e si pone nella scia della sua vasta produzione artistica con un messaggio di sofferenza e forse di velata speranza. Leggi tutto “Mondo perduto: recensione”