Un capolavoro per Milano (da Vivere Milano)

Al Museo Diocesano Martini si è inaugurata la undicesima edizione del Capolavoro per Milano con l’esposizione de l’Adorazione dei Magi di Paolo Caliari, detto il Veronese (1528-1588), proveniente dalla Chiesa di Santa Corona di Vicenza. Il tema dei Magi e dell’adorazione del Bambino è particolarmente caro al Museo, in quanto ci si avvicina al periodo natalizio e nel complesso di Sant’Eustorgio, dove si situa il Museo, sono conservate delle reliquie dei Magi che potranno essere venerate in occasione della mostra.
Al grande e splendido dipinto del Veronese si giunge attraverso un percorso di progressivo coinvolgimento. Inizialmente viene posta a confronto la riproduzione dell’Adorazione dei Magi della National Gallery di Londra con la tela di Santa Corona qui esposta: l’impianto compositivo di quest’ultima gode di una maggiore profondità, con uno squarcio che permette di scorgere un lontano corteo di uomini, cavalli e cammelli; grande spazio è poi destinato al cielo reso con un blu scuro dove le nuvole sembrano spostarsi, conferendo movimento al dipinto.

Paolo Caliari detto il Veronese, Adorazione dei Magi, 1573-1575, (part.)

Nel percorso didattico viene puntualizzata la figura del committente posto di profilo sul lato sinistro della tela: si tratta di Marcantonio Cogollo, di famiglia nobile di Vicenza e mercante di stoffe preziose, le stesse che vestono i Magi e che il Caliari dipinge esaltandone il disegno e la brillantezza dei colori. Molte sono le informazioni date sui colori utilizzati e sulle vicende dell’allevamento dei bachi da seta nel vicentino, nonché sulla rigida normativa di allora circa i tessuti di seta.
Infine si giunge al cospetto della tela: la sacra famiglia è posta sul lato destro del dipinto ed è illuminata insieme ai Magi e ai loro paggi da un fascio di luce proveniente dall’alto; delle colonne simbolo di classicità si intersecano con i legni della capanna; intenso lo sguardo dei Magi, personaggi di grande fascino e sontuosamente vestiti, studiosi di astronomia e che giungono dall’Oriente con i loro doni di oro, incenso e mirra, simboli rispettivamente di regalità, divinità e futura passione.
La grande tela è stata realizzata dal Veronese tra il 1573 e il 1575. All’epoca l’artista era già noto per le sue pale d’altare nelle chiese venete, per la teatralità delle scene e delle figure, teatralità che si stempera poi nelle rese di luce e negli splendidi e preziosi colori. La mostra, a cura di Nadia Righi, si protrae fino al 20 gennaio 2019 (info.biglietteria@museodiocesano.it).

 

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