L’eredità di Caravaggio

M. Merisi detto Caravaggio, Martirio di sant’Orsola, 1610, Collezione intesa San Paolo
P. P. Rubens, Giovan Carlo Doria a cavallo, 1606, Genova, Palazzo Spinola

Alle Gallerie d’Italia è in corso la mostra “L’ultimo Caravaggio. Eredi e Nuovi Maestri. Napoli, Genova e Milano a confronto (1610-1640)” e fino all’ aprile 2018. Mentre la rassegna “Dentro Caravaggio” a Palazzo Reale sta volgendo al termine, si riprende il percorso sul grande artista e sulla sua eredità con l’ultima drammatica tela realizzata dal Merisi, il “Martirio di sant’Orsola”, 1610. Un percorso che mette a fuoco la pittura del primo Seicento italiano ed il mecenatismo della famiglia genovese dei Doria, in particolare dei fratelli Marco Antonio (1572/1651) e Giovan Carlo (1576/1625).
Proprio Marco Antonio, che ha interessi economici in ambito napoletano, riesce ad accaparrarsi il quadro di sant’Orsola e nella rassegna è esposta la lettera di un certo Lanfranco Massa, indirizzata al Doria, che racconta lo stupore e l’ammirazione di quanti hanno visto il dipinto. La pittura del Caravaggio, imperniata su luci ed ombre e fortemente realistica, influenzerà diversi pittori attivi a Napoli, quali Battistello Carracciolo, José de Ribera, il francese Simon Vouet di cui in mostra “Davide con la testa di Golia” nonché l’olandese Matthias Stom e, già avanti nel Seicento, il genovese Giacchino Assereto, che dipinge “La morte di Catone”, 1640-1650.

G. Assereto, La morte di Catone, 1640 ca, Genova, Palazzo Bianco

A Milano, dove il Merisi era nato e si era formato, il caravaggismo stenta ad affermarsi perché la committenza lo ritiene poco conforme al decoro richiesto dalle autorità religiose; al contrario si impone lo stile del barocco con immagini più aggraziate e trasognanti.

B. Strozzi, Martirio di Sant’Orsola, 1615-1618, Collezione privata

Così appaiono i dipinti sempre riguardanti il martirio della santa realizzati da Bernardo Strozzi e da Giulio Cesare Procaccini, bolognese radicato a Milano. Artisti che insieme a Peter Paul Rubens inaugurano la splendida stagione artistica del barocco settentrionale, finanziati dai ricchi genovesi Camillo Marino e Giovan Carlo Doria, che viene immortalato da Rubens mentre va fiero al galoppo.
Seppure in composizioni più serene, rimane comunque intatta nel primo Seicento l’eredità del Caravaggio di fare emergere dalle ombre le figure.

G.C. Procaccini, Estasi della Maddalena, 1618-1620, Washington, National Gallery of Art

In mostra una attenzione particolare è riservata alla monumentale “Ultima cena” del Procaccini, da poco restaurata presso il Centro di Venaria Reale aTorino e pronta a tornare nella basilica della Santissima Annunziata del Vastato in zona Prè a Genova. Una tela enorme resa con una pittura decisa, energica e dilatata nelle figure del Cristo e degli Apostoli. Ma Procaccini ha realizzato anche numerosi bozzetti con una pittura di tocco, veloce ma incisiva e nel dipinto “Madonna con il Bambino e un angelo”, 1613-1615 ca, presente nella rassegna, egli rivela tutta la sua maestria.

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